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Perimplantite: protocolli di salvataggio step-by-step

Per approfondire come si svolge una valutazione approfondita e professionale, consulta anche la nostra guida sulla visita per impianti dentali.
Una diagnosi precoce è la chiave per un trattamento di successo. Ecco come identifichiamo la perimplantite in modo sistematico:

  1. Anamnesi e valutazione dei fattori di rischio: Raccogliamo la tua storia clinica e identifichiamo eventuali abitudini o condizioni predisponenti.
  2. Indice di placca e sanguinamento: Verifichiamo la presenza di placca e misuriamo il sanguinamento al sondaggio (BOP – Bleeding on Probing), un indicatore chiave di infiammazione attiva.
  3. Sondaggio parodontale: Con una sonda millimetrata in plastica (per non graffiare l’impianto), misuriamo la profondità delle “tasche” gengivali intorno all’impianto. Valori superiori a 4-5 mm sono un segnale di allarme.
  4. Verifica della suppurazione: La pressione delicata sulla gengiva può rivelare la presenza di pus, segno di un’infezione in corso.
  5. Radiografia periapicale: Una piccola radiografia mirata ci permette di misurare con precisione il livello dell’osso intorno all’impianto e confrontarlo con le radiografie precedenti per valutare l’avanzamento della perdita ossea.
  6. CBCT (Tomografia Computerizzata Cone Beam): In casi complessi, per pianificare un intervento chirurgico, una CBCT fornisce una visione tridimensionale del difetto osseo, fondamentale per scegliere la terapia più adatta.

L’Algoritmo Terapeutico: Come Interveniamo

Il trattamento della perimplantite segue un percorso strutturato, che inizia sempre con un approccio non chirurgico.

Fase 1: Terapia Non Chirurgica

L’obiettivo è decontaminare la superficie dell’impianto e arrestare l’infiammazione.

  • Motivazione e istruzione all’igiene: Ti mostriamo le tecniche e gli strumenti più efficaci per pulire la tua specifica protesi su impianti (scovolini, fili spugnosi, idropulsore). La tua collaborazione a casa è essenziale.
  • Decontaminazione meccanica: Rimuoviamo placca e tartaro dalla superficie dell’impianto con strumenti delicati come curette in teflon, titanio o inserti a ultrasuoni rivestiti in PEEK.
  • Air-polishing con polveri a bassa abrasività: Utilizziamo un getto controllato di aria, acqua e polveri specifiche (glicina o eritritolo) per decontaminare in modo efficace e minimamente invasivo anche le spire più difficili da raggiungere.
  • Terapia antimicrobica: Se necessario, possono essere applicati localmente antibiotici (es. minociclina in microsfere) o prescritti cicli di terapia antibiotica sistemica.
  • Laser come adiuvante: In alcuni casi, il laser può essere usato per la sua azione battericida e biostimolante, aiutando a ridurre l’infiammazione.

Fase 2: Quando è Necessaria la Chirurgia?

Se il difetto osseo intorno all’impianto richiede un intervento avanzato, possono essere valutate diverse opzioni chirurgiche come la rigenerazione ossea dentale per ricostruire i volumi mancanti. In alcuni casi specifici, si può ricorrere anche al rialzo del seno mascellare per garantire il supporto necessario all’impianto.

Se dopo la terapia non chirurgica persistono tasche profonde (generalmente > 5-6 mm), sanguinamento e segni di progressione della malattia, si passa alla fase chirurgica. L’obiettivo è accedere direttamente alla superficie dell’impianto per pulirla sotto visione diretta e, se possibile, correggere il difetto osseo.

Opzioni chirurgiche: Terapia Resettiva vs. Rigenerativa

  • Terapia Resettiva (per difetti orizzontali): Indicata quando il difetto osseo non permette una rigenerazione.
    • Osteoplastica: Rimodellamento dell’osso per eliminare le tasche e creare un profilo più facile da pulire.
    • Implantoplastica: Lisciatura e lucidatura della porzione di impianto esposta per renderla meno ritentiva per la placca.
  • Terapia Rigenerativa (per difetti verticali contenitivi): Indicata quando la forma del difetto osseo (simile a una conca) consente di tentare la ricostruzione.
    • Si inseriscono biomateriali (sostituti ossei) per colmare il vuoto e si copre il tutto con membrane riassorbibili per guidare la ricrescita dell’osso, escludendo le cellule gengivali.

La gestione dei tessuti molli (gengiva) è cruciale in entrambe le tecniche. A volte è necessario un innesto di tessuto connettivale per aumentare lo spessore e la qualità della gengiva, creando un “sigillo biologico” più robusto contro i batteri.

Gestione della Protesi e Follow-up

Per chi desidera approfondire le tecniche riabilitative, scopri la procedura denti fissi in un giorno e soluzioni di precisione come intarsi dentali. Il successo a lungo termine dipende anche da una corretta gestione della protesi e da un rigoroso programma di mantenimento.

  1. Pulizia e modifica della protesi: La corona o il ponte vengono svitati, puliti a fondo e, se necessario, modificati per migliorare il profilo di emergenza e facilitare l’igiene quotidiana.
  2. Controllo e serraggio: La protesi viene riavvitata all’impianto con una chiave dinamometrica, applicando la corretta forza di serraggio (torque) per garantire la stabilità senza creare tensioni.
  3. Follow-up personalizzato: Stabiliamo un programma di richiami di igiene professionale ogni 3-4 mesi per monitorare lo stato di salute e intercettare precocemente ogni recidiva.
  4. Gestione del bruxismo: Se sei un paziente bruxista, la realizzazione di un bite notturno è fondamentale per proteggere gli impianti dal sovraccarico.
sondaggio della perimplantite

Quando l’Impianto Non è Recuperabile: L’Explantazione

In alcuni casi, la perdita ossea è talmente avanzata che l’impianto non può essere salvato. Tentare un accanimento terapeutico sarebbe controproducente. In queste situazioni, la scelta più saggia è l’explantazione (rimozione dell’impianto), seguita da un’attenta pianificazione per valutare se e come sia possibile inserire un nuovo impianto, spesso dopo una fase di rigenerazione ossea.

FAQ – Domande Frequenti sulla Perimplantite

La perimplantite è dolorosa?
Spesso è asintomatica nelle fasi iniziali. Il dolore può comparire solo in fase avanzata o in presenza di un’infezione acuta. Per questo i controlli periodici sono vitali.

Un impianto con perimplantite si può sempre salvare?
Dipende dalla gravità della perdita ossea e dalla tempestività dell’intervento. Nelle fasi iniziali (mucosite e perimplantite lieve), le probabilità di successo sono molto alte. Nei casi avanzati, l’obiettivo diventa stabilizzare la situazione o, se non possibile, procedere all’explantazione.

Quanto tempo dura il trattamento per la perimplantite?
La fase non chirurgica richiede una o più sedute ravvicinate. Un eventuale intervento chirurgico richiede un solo appuntamento, seguito da controlli. Il vero “trattamento” è il mantenimento a vita con controlli regolari e igiene impeccabile.

Non Aspettare: La Prevenzione è la Migliore Terapia

La salute dei tuoi impianti dentali è nelle tue mani e nelle nostre. Se noti sanguinamento, gonfiore o hai dubbi sulla pulizia dei tuoi impianti, non rimandare. Un controllo tempestivo può fare la differenza tra una semplice seduta di decontaminazione e un complesso intervento chirurgico.

Contattaci oggi stesso per prenotare una visita per impianti dentali. Analizzeremo lo stato di salute dei tuoi impianti e definiremo insieme il percorso migliore per mantenere il tuo sorriso sano e funzionale per molti anni a venire.
La salute dei tuoi impianti dentali è nelle tue mani e nelle nostre. Se noti sanguinamento, gonfiore o hai dubbi sulla pulizia dei tuoi impianti, non rimandare. Un controllo tempestivo può fare la differenza tra una semplice seduta di decontaminazione e un complesso intervento chirurgico.

Contattaci oggi stesso per prenotare una visita di valutazione. Analizzeremo lo stato di salute dei tuoi impianti e definiremo insieme il percorso migliore per mantenere il tuo sorriso sano e funzionale per molti anni a venire.

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